La notte tra l’8 e il 9 maggio del 1997, il campanile di Piazza San Marco, a Venezia, viene occupato militarmente. Quello che mi interessa dell’evento non è la sua valenza politica. Mi affascina piuttosto l’idea che, a ben guardare, sia stata un’occupazione estetica, che ha rivelato e prodotto delle iconografie specifiche, prima che operazione militare e politica.I Serenissimi, così nominati dai media all’epoca, erano un gruppo di persone che rivendicavano l’illegalità dello scioglimento della Repubblica di Venezia, il 12 maggio 1797, dopo l’invasione napoleonica. Dichiaravano anche illegale il plebiscito che ratificò l’annessione del veneto all’Italia. Per l’assalto realizzarono il Tanko, un finto carro armato fatto in casa rivestendo di placche di metallo un autocarro. Era così ben realizzato da risultare, a prima vista, un serio veicolo d’assalto: paraurti, fanali ingabbiati, spioncini, un megafono collegato all’interno e persino, sul muso, una finta mitraglietta. Tra una sagra e l’altra i fantasiosi autonomisti avevano studiato anche una targa VT-MB-07, ovvero Veneto Tanko Marcantonio Bragadin, settimo progetto1. Marcantonio Bragadin fu quasi un martire della Repubblica di Venezia: nel 1571, dopo l’assedio di Famagosta da parte degli Ottomani, viene catturato e imprigionato; subì diverse torture e infine, rifiutando la conversione all’islam, viene scuoiato vivo. La sua pelle è conservata ancora oggi nella chiesa dei Santi Giovanni e Paolo a Venezia2.I Serenissimi riuscirono a trasportare il Tanko con un traghetto fino in Piazza San Marco. Alcuni di loro occuparono il campanile e vi issarono la bandiera della Serenissima Repubblica, altri si rinchiusero nel Tanko. L’intenzione era di resistere fino al 12 maggio, bicentenario dell’abdicazione del Maggior Consiglio della Repubblica Veneta e del Doge Ludovico Manin alle truppe francesi. Ma la mattina del 9 maggio con un blitz non violento che durò solo otto minuti, le forze armate arrestarono tutti i partecipanti dell’azione. I serenissimi finirono tutti in cella per qualche anno con pene diverse a seconda dei ruoli. La cosa sconvolgente è che a distanza di dieci anni il finto blindato è tornato a casa Contin (uno dei serenissimi), dove era stato fabbricato: messo all’asta nel 2006, è stato aggiudicato a un comitato di sostegno agli otto Serenissimi per 6.674,07 euro pagati allo stato italiano che nemmeno riconoscono. Ora, saltuariamente, il Tanko viene esposto nelle sagre/fiere dei Veneti in giro per la regione per raccogliere fondi. Lo si può vedere verniciato, lucidato, con il Gonfalone di San Marco ancora issata e riproposta stampata sulla carrozzeria.Esiste una grottesca rivisitazione di questa azione all’interno del manga giapponese Gunslinger Girl, un fumetto disegnato tra il 2002 e il 2012. Ambientato in diverse città italiane, la storia racconta di una serie di attentati terroristici realizzati da un “movimento indipendentista del Nord” chiamato Padania. In particolare, nel volume 11 viene riproposto l’assalto dei serenissimi in chiave splatter: con cadaveri e macerie del campanile di San Marco saltare in aria. Nel fumetto vengono utilizzati nomi veneziani come “Barnaba” e si allude persino al movimento NO Dal Molin, il movimento di estrema sinistra che si oppone alla base americana a Vicenza3.Un anno fa, in occasione del secondo laboratorio progettuale ho prodotto una serie di foulard imbottiti riportanti una serie di simboli e scritte che alludevano alla tensione autonomista del nord-est italico. Pensando al Campanile di San Marco e alla sua piazza, l’immagine che ho davanti agli occhi non coincide con quella degli otto venetisti. Collima maggiormente e meglio con alcune scene del manga giapponese appena citato: un brulicare di personaggi che parlano giapponese, che vedono il Gonfalone di San Marco filtrato dai loro occhi di turisti: lo vedono svuotato dai significati indipendentisti che hanno fatto sognare la mente dei Serenissimi. Il 29 dicembre 2017 ho realizzato un breve shooting (durato non più di 15 minuti) ambientato in piazza San Marco, sotto il campanile, con una ragazza asiatica, Angela Xu, vestita dei foulard autonomisti. Gli occhi a mandorla di Xu addolciscono i simboli stampati sui foulard e quasi li annientano.I foulards in questione sono fatti in nylon imbottito. L’iconografia e le scritte di cui si è parlato sono stampa transfer vinilica, laserata e pressata a caldo sul nylon. Per le misure ho tenuto come riferimento i foulard tradizionali di Hermes: due più piccoli di 70x70 cm e uno più grande di 140x140 cm.